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      No, non potrebbe nessuna mente umana concepire un bastevole orrore di ciò che ha fatto il signor Fabio, come nessuna lingua umana potrebbe a sufficenza manifestarlo. Faustino è caduto dal cielo all'inferno, e dopo un anno di soggiorno in casa dello zio, non è quasi più riconoscibile. Egli ha perduta l'aria candida, lo schietto sorriso
      , la tinta florida e virginale del volto che formano il più bell'ornamento della giovinezza. I suoi occhi non brillano più di quella luce viva e pura che tanto seduceva, ma errano come incerti e smarriti da un oggetto all'altro, e qualche volta pajono tocchi da stupidità. Alla scioltezza ingenua del contegno e delle maniere successero la titubanza e l'impaccio. La sua immaginazione è contaminata come il suo corpo; egli è caduto in balía del vizio. Appagare i sensuali appetiti, ubbidire ai lenocinj del piacere, ecco il suo struggimento. Egli presta appena un'attenzione di convenienza ai maestri che lo zio gli ha procurati per rispetto del mondo, e per salvare le apparenze.
     
     
     
      IV.
     
      Fantino entrò nella sala, e diede il buondì ai due interlocutori.
      - Caro nipote, disse il signor Fabio in tuono di chi rimprovera dolcemente, quest'oggi ti sei trattenuto a letto un po' troppo tardi, e perciò io debbo sgridarti. Le ore del mattino sono preziose per lo studio, e bisogna metterle a profitto. Lascia che ti guardi più da vicino. Sì, tu sei alquanto smorto, e sotto gli occhi hai un certo lividore.... ti sentiresti male?
      - No in verità, rispose il giovane abbassando gli sguardi come un colpevole.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Fabio Fabio Faustino