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      Quando i loro occhi s'incontravano, le loro bocche si componevano ad un lieve sorriso che destava in ambedue le più care vibrazioni di gioja. Le loro anime si erano intese. Faustino venne a sapere che la giovinetta si chiamava Luigia, che apparteneva ad una ragguardevole e ricca famiglia, e che usciva appena dal monastero nel quale era stata allevata. Per due mesi continuarono a vedersi dalle rispettive finestre, palesandosi il loro amore col muto ma eloquente linguaggio degli occhi. Il ricambiare parole non era possibile a motivo della distanza che li separava, e potendolo fare, non avrebbero forse osato. Una inclinazione del capo, od un cenno della mano erano i saluti che si volgevano al principio e alla fine delle loro tacite ma dilettose conversazioni.
      Leonardo, appena ricevuta la confessione di Faustino, andò a rivelarla al signor Fabio, il quale così parlò al nipote: Tu hai fatto male ad innamorarti alla tua età troppo giovanile, quando non hai ancora compito la tua educazione. Tu devi accasarti, siamo d'accordo. Tu devi dotare il paese d'una nuova famiglia, che si distinguerà per decoro di meriti, per dignità, e per lustro di ricchezze. Senza dubbio ti è riserbato il destino di sposo e di padre felice, e già io principiava a volgermi attorno per iscoprire una fanciulla degna di esserti data a tempo debito per compagna. Meno male che nella tua imprudenza la fortuna ti ha guidato con benignità, facendo che tu non collocassi bassamente il tuo amore. Io non ti dico di soffocarlo, nè di abbandonare la speranza.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





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