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      Dice un autore moderno: che ai soli popoli classici, è concesso di riprodursi col loro proprio genio, o per via d'una recondita essenza, propria della terra degli eroi, e del sapere; ben chè lo straniero per sua convenienza gli privi dei loro mezzi, conoscenze, e virtù, ed estenda il vizio, l'ignoranza, e la miseria. Si domanda continuamente, che cosa sia la fenice d'Arabia, ella è l'Italia, che sempre rinasce dalle sue ceneri! Sì! e tocca pure oggi a questa fenice di rigenerarsi, svellendo il male dalla sua radice, se vuole la sua intiera rovina prevenire, essa è ben conscia, che da qualche tempo, i suoi tiranni la guardano con maggior avversione, e furore perchè sanno di essere dagl'Italiani, abborriti; che la sua rigenerazione non potrà mai essere intiera, se uno solo lascierà in vita di quelli, avvegnacchè alcuno possa imbelle, mansueto, o nullo parere; che nessuna confidenza dovrà riporre in coloro, che la resero l'obbrobrio delle nazioni, e la tengono come loro trastullo; essa ben vede che una volta unita, independente, e libera, diverrà felice, e possente; che il fertile suo territorio darà un triplo prodotto di quello d'oggidì, che i costumi depravati, e molli, per via delle buone instituzioni diverranno migliori; che il vizio sarà precipitato dal trono, ed alla virtù verrà nel cuore di ognuno, un altare innalzato; che numeroso, attivo, obbediente alle leggi da lui fatte, o consentite, felice il popolo nell'interno; con la sanità, robustezza, e valore in una guerra laboriosa con le fatiche acquistato, si farà rispettare dagl'esteri, e quelle messi, che non saranno più scialacquate dai tiranni domestici, o dallo(41) straniero divorate, vorrà, e saprà ostinatamente difendere; che venti milioni d'uomini uniti, liberi ed independenti, d'un genio maraviglioso, godranno come nazione, fra le potenze europee quella considerazione, che (quando schiavi deboli e divisi, non eccitavano che la compassione, o il disprezzo di tutti) giustamente gli rifiutavano; che spariranno le miserie, le iniquità, e vizj, per dar luogo al regno dei lumi, della prosperità, dell'abbondanza, e delle virtù; che tutte le parti della Penisola egualmente floride, egualmente contente, avranno fra di loro facile comunicazione, ed utilità comune; dimodocchè al primo cenno tutte le forze nazionali troveransi, laddove sarà il pericolo tosto riunite, per defendere i confini ma non per estendersi; essa già ben conosce i tanti e tanti beni che si dovrà a quell'uopo da una generale insurrezione promettere.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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