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      O voi balordi, che in quel modo bestemmiate, perchè non aprite la storia dei vostri antichi padroni? E se l'avete letta, non dovreste in quell'errore inciampare, perchè ben chiaro si vede che l'Italia è stata la padrona del mondo? E che questa aveva una bellissima, gloriosa, venerabile capitale, che tuttavia esiste, e viene giustamente la città eterna nominata? Che l'Italia non abbia capitale, potrete voi ancora di buona fede asserire, quando quella possede, che fù il centro del mondo, delle virtù, del valore, e della gloria? Tutte le stolte pretensioni delle altre capitali, debbono all'aspetto di Roma sparire, dileguarsi! Dove trovasi nel mondo intero, una città che tante eroiche ricordanze presenti, così necessarie ad esser alla memoria della generazione attuale richiamate? Tanti monumenti dell'antica gloria italiana? Tante preziose reliquie di quei sommi che dobbiamo venerare, e porre ogni pensiero, ogni sollecitudine e per degnamente imitare? Qual è quella capitale, che abbia tanto mal fondato, ed impudente orgoglio, per volersi a Roma in un minimo pareggiare? La culla di Bruto, di Cassio, di Catone, di Virgilio(64), etc., non ha pari, non che in Ita
      lia, nel mondo!
      Quella fù, e sarà sempre la capitale d'Italia, quando gl'Italiani avranno più in pregio la gloria, che la viltà. Alcuni giustamente ci opporranno, che se quella città merita ad ogni titolo pe' suoi antecedenti, di essere indisputabilmente la capitale, non n'è però degna oggidì, perchè si trova la cloaca massima rigurgitante lordume d'ogni vizio, d'ogni disonestà! e che male per futura capitale dell'Italia unita, independente, e libera, quella sì converrebbe, che in realtà, è in oggi la capitale dell'impostura, del raggiro, dell'inganno, fucina delle arti le più prave, e più sottili, per tenere i popoli dalla fisica, morale schiavitù aggiogati, gli abitanti della quale, figli per lo più della depravazione di costumi, cresciuti, e di continuo, alla scuola della viltà, e della servitù educati, non sono, che pei sozzi ed effeminati servigi capaci, e non posseggono le qualità necessarie per essere abitatori della capitale di una guerriera, virtuosa, e forte nazione, perlocchè la sola costanza, perseveranza, e valore, in molte e ripetute disgrazie ch'essi non possono avere, non sono ancora nemmeno bastevoli, ma d'uopo evvi pure di un deciso e grande carattere nazionale, di un giusto orgoglio, e di un odio contro la tirannia interna, dallo straniero armato, con profonda radice bene abbarbicata, le quali virtù non sono, proprie dei papalini abitanti di Roma, che neppur per gabbo vogliamo coll'eroico nome di Romani appellare, noi non potremmo senza mancare alla verità, alle surriferite considerazioni valevolmente opporci, e nessuno potrà negare che la maggior parte della popolazione di Roma sia di calcare quella terra, che senza dubbio è polvere d'eroi, affatto indegna, poichè in mezzo alle mura di quell'antica republica, che non contempla con ammirazione, rimansene schiava ed abbietta.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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