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      Anzi, quando quella, pel vantaggio della patria, ch'è il bene commune dei cittadini, s'intraprende, noi crediamo che la pretesa di una mercede in moneta, debbasi a delitto ascrivere.
      Ma facendosi poi a ponderatamente lo stato morale delle menti, considerare, si vede che gli uomini d'oggidì credonsi di far la guerra incapaci, se non hanno i sufficienti danari onde provvedere a certi bisogni, cui furono dalle finissime arti della tirannìa bel bello assoggettati. In oggi, per verità, dai buoni come nocevoli e proprj dei vili, e schiavi, sono riconosciute e riprovate tali abitudini, e sono essi bensì ad abbandonarle decisi, ma solo gradatamente, a poco, a poco, non potendosi da quelle, senza rischio della salute, tutt'ad un tratto sceverare. Ed osservando noi che le truppe de' nostri nemici ricevono un abbondante soldo regolarmente pagato, e che alcuni degl'Italiani (ad affrontare ogni sorta di patimenti, e disagi pel futuro bene del loro paese, non ancora del tutto fermi e decisi) potrebbero, sedotti dalle offerte dello straniero, e de' tiranni interni, lasciarsi piuttosto ad abbracciare il partito del nemico, che quello della patria trascinare, e massimamente, perchè i nostri avversarj, coll'oro alla mano pronti sempre staranno, il bisogno immediato, reale o supposto di quel milite a soddisfare, che assai più a sè stesso, che a suoi compatrioti uniti porti affezione, per tali considerazioni essere crediamo conveniente, che in qualche modo possa di tanto, in tanto e moderatamente, avere il volontario una piccola somma di danaro alla sua disposizione.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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