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      Vago, ed incerto essendo il metodo d'operare delle bande, perchè debbono in continuo movimento mantenersi, sarà per loro indispensabil cosa, quella d'essere da tutti gl'impedimenti, da tutt'i pesi, alleggerite e per tal cagione non potranno, i prigionieri presi nella pugna, seco loro tradurre, essendo chiaro che quelli recando gravissimo imbarazzo, potrebbero la velocità dei movimenti ritardare, essere alle operazioni d'incaglio, se sono molti, ribellarsi, o della facilità, nella guerra leggiera, sempre esistente, per fuggire; (onde poi con maggiore accanimento la guerra contro di loro seguitare) in destro modo prevalersi. Come dovrà dunque un condottiero, quando gli avvenga far prigionieri regolarsi? Dovrà egli per avventura(213), fatto loro un solenne giuramento di non più servire contro l'Italia, prestare, metterli generosamente in libertà? No certamente; perchè non essendogli possibile nel gran numero di quelli, il nome, e figura dell'uom liberato, sempre risovvenirsi, non potrà dargli il meritato gastigo, se a quello, di spergiurare avverrà. Ed utile ammaestramento puossi dalla storia ricavare, essere quei giuramenti tenuti a vile dai soldati, quando vengono da forza superiore, soprattutto di popoli insorti, a prestarli costretti. Costoro li prendono a ciancia, e quelle armi, in loro mano liberamente rimesse, per castigare quella inconveniente generosità, in nuovo, e maggior danno della patria, e di quello stesso condottiero adoperano, e così deluso, rimansi il generoso, col male, e colle beffe.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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