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      Il già più volte citato medico Palarca, non si trovò mai nel valico dei fiumi confuso; anzi schernia ad ogn'istante il nemico, del quale, tanto per la perfetta conoscenza del terreno, che per la precauzione, da lui costantemente tenuta, in varie parti del Tago alcune barche sommerse, delle quali, all'eccezione di lui, e de' suoi confidenti, nessuno conosceva il luogo, di continuo se ne facea trastullo, ed allorchè si trovava stretto da un qualche corpo, Palarca mandava, alquanto prima, uno de' suoi intimi, con la gente necessaria per trar fuori le barche dal fiume, quindi subito col rimanente de' volontarj seguiva; passava l'acqua; sommergeva di bel nuovo le barche sempre in un punto differente. Con segreto serbato co' suoi stessi volontarj, quel condottiero faceva un gran giro, andava a rintracciar altre barche da lui tenute in diversi luoghi(281) affondate fuori del circolo in che il nemico strettamente lo attorniava, e ritornava sopra di Madrid, prima, che quegli sapesse d'aver egli ripassato il fiume. Col suo ardimento, avvedutezza, e velocità, teneva sempre i Francesi sì fattamente attoniti, confusi, e molestati, che, ancora con sicurezza, poteva difficilissime cose operare. Allora quando il valoroso Mina volle da Navarra, portarsi a Valenza, dovendo valicare l'Ebro, destinò un luogo, dove fece tutto disporre per gettare un ponte sopra di quel fiume. Si radunarono colà materiali in gran copia, ed egli stesso in quella direzione si mosse, ma alla mezza notte tornando indietro, s'indirizzò ad un'altro punto lungi dodici miglia, entrò il prima nel guado per iscandagliare la profondità dell'acqua, ordinò ad ogni cavaliere di prendere un fante in groppa, e con tutta la sua banda, potè in questo modo, il fiume felicemente valicare, mentre il nemico, in triplicata forza, per assalirlo, dove credeva, che facesse il ponte, fermo lo aspettava.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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