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      Addossate quindi le armi, monta a cavallo, solo da quattro de' suoi volontarj seguito, perchè gli altri sparsi nelle case del paese, erano gli uni stati presi dal nemico, e gli altri, ciascuno al proprio ingegno ricorrendo, eransi colla fuga salvati. Mina comanda all'esitante padrone di aprir tosto la porta, lancia di carriera il cavallo, cozza con violenza nel distaccamento nemico, ruota(303) da ogni parte la spada, ferisce l'uno, rovescia l'altro, trafigge molti, e finalmente si reca illeso nelle vicinanze di Egea de los caballeros, vi trova riunita la sua banda, ed alla testa di quella, nello stesso momento riparte.
      Nell'indomani, e nei successivi giorni, fece Mina, il giro di tutti quei paesi, per dov'erano, i Francesi, passati, onde portarsi a sorprenderlo, i di cui abitanti per malizia, od inavvertenza degli alcaldi, e parrochi, non l'aveano di tal movimento, a tempo, avvertito. Subitocchè in quei paesi del transito nemico, giungeva, sul piazzale della chiesa, a sè chiamava l'alcalde, e parroco delinquenti, e dopo d'aver loro fortemente la mancanza verso la patria, rimproverata, facevagli ambedue al campanile della parrochia, per la gola, impiccare. Avvenne, che uno fra tanti di questi parrochi, si trovò essere stretto parente suo, ma il forte Mina come buon condottiero, che l'amor della patria a qualunque altro sentimento anteponeva, e vedeva essere la sicurezza, e salvazione della sua banda, e persona non meno, che la buona riescita della contesa, posta nel rigore verso di quei due impiegati, al supplizio del campanile, parimenti mandollo.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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