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      Non vi era un punto dal quale Mina potesse ricevere soccorso, o dove gli fosse di ritirarsi, possibile, le sole sue fortezze erano i monti, ed altre risorse non aveva, che quelle dal suo ingegno, dalla sua pertinace volontà, dal coraggio de' suoi compagni, e dall'amore de' suoi compatrioti, fornite(308). A forza di scaramuccie, sorprese, ed agguati, impedì egli per lungo tempo a Suchet di portarsi contro di Terragona e Valenza, sempre gli toglieva i convogli, e le sue comunicazioni interrompeva.
      È massima di guerra, dice Tucidide al libro quinto, che colui il quale attacca, il primo, rovina e spaventa il nemico. Era questa, messa in esecuzione dai principali condottieri spagnuoli, perchè si ritiravano, o dividevano la banda, se non si conoscevano in forza bastevole per far resistenza. Ma se poi sapevano esservi grande probabilità di riescita, allora non aspettavano di essere attaccati, ma primi, assalivano, ed era passato in proverbio che "quien pega primero pega dos veces."
      Trovavasi Mina in Mondigorria con tre de' suoi battaglioni e la cavalleria, quando il generale Caffarelli, con due divisioni, una per puente de la Reyna, e l'altra per la valle d'Echaurri, marciava contro di lui. Il generale Reille, con una terza si avanzava dal Carrascal; una quarta veniva da Logrogno sopra d'Estella, tutta la forza nemica mossa contro di lui, sommava ad otto mila fanti, e due mila cavalli. Avvertito dei loro movimenti, non volle Mina con ragione aspettare di essere attaccato, ma quantunque fosse di molto inferiore in forza, pur si decise ad attaccare.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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