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      Fecero quei valorosi, un'orribile macello dei Francesi, finchè sopraffatti dal numero, fino all'ultimo respiro, ferocemente combattendo, Abatucci e tutt'i suoi ammirabili compagni lasciaronsi, anzicchè cedere, per la loro patria, trucidare. Il caso di potersi arditamente scagliare sul nemico, ed in mezzo alle sue file, aprirsi colle armi, un varco e giungere a salvamento, potrà pure, alcune volte, presentarsi. Ogniqualvolta ne scorga, un condottiero, l'opportunità, il dovere gl'impone di sempre eleggere questo partito, prima di fare della sua vita, un generoso sagrifizio alla patria. Imperciocchè, salvandosi, colle armi alla mano, certo egli è, di poterle essere, per l'avvenire, di maggiore vantaggio. Come ciò possa eseguirsi, viene dal cavaliere Follard, nelle osservazioni sulla storia di Polibio, al tomo quinto, pagina 151, colle seguenti parole, chiaramente spiegato:"Ciò che havvi di più raro alla guerra, si è la difesa di una cosa da ogni parte, assalita. Carlo XII fù nella sua, vicino a Bender, nel 1713, da un gran corpo di Tartari, con tutto l'ardore, e la furia immaginabili attaccato; tutto fino il cannone, fù impiegato per isloggiarlo, ma la difese quel principe con un coraggio intrepido. Quando le appiccarono il fuoco, solamente uscì, e al di fuori non meno, che al didentro fù egli, ai nemici terribile in modo che riescì a salvarsi." Uscendo quel principe di viva forza, e con animo determinato, gli si facilitò il mezzo di aprirsi, passando sui cadaveri, dei Tartari, la via, e lo scampo, mentre tutta la massa, coll'assalitrice truppa sopraffatta da maraviglia, e spaventata, più non osò attaccarlo, e senza molestia, libero di ritirarsi a piacimento, lasciollo.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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