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      Mina al blocco di Pamplona, con molti differenti modi, ora facendo sembianza d'attaccare, ora di fuggire, etc., i Francesi, travagliava, ed a stare costrignevali sulle loro guardie, di continuo rinchiusi. E se ad uscire baldanzosamente avventuravansi, facevagli col peggio indietro tornare. Così dovrà essere quel condottiero, come eccellente esemplare, da ogni altro condottiero, imitato. Aveva egli con un manifesto, guerra a morte e senza quartiere a qualunque Francese, uffiziale foss'egli, o soldato, indistintamente dichiarata: in ogni luogo ed in ogni tempo, con armi, o senza, in servizio o fuori d'azione, chiunque di quelli trovato si fosse; immantinenti esser doveva coll'assisa sua di reggimento, e con una bolletta sul petto portante l'inscrizione d'ordine di Mina, con le gambe in sù, e la testa in giù, ad uno degli alberi, lungo la strada, inesorabilmente appeso. Ogni casa, in che stato fosse un Francese, nascosto, ad essere in cenere ridotta, era condannata, ed a morte i padroni o gli abitanti di quella sentenziati. Se mai l'inimico da qualche abitante d'un villaggio, esservi in quello dei volontarj, avesse relazione, ricevuta, ed il numero di quelli non fosse maggiore di otto; un balzello di cinque cento ducati a quel villaggio che aveva informato, imponeva: e se qualche volontario fosse, per quella cagione, in mano dei nemici caduto, dava espresso comandamento, che a sorte quattro abitanti del villaggio si estraessero, ed in quello stante si archibugiassero. Era Pamplona e tutt'i villaggi, e case circostanti, dentro un raggio d'un miglio comprese, in istato d'assedio chiarita, ed a passare dentro quella linea, la pena di morte s'incorreva.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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