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      Ed infine così prosegue:
      Tutti dunque, e uffiziali e soldati, anco i più attivi, si giacevano inoperosi alla difesa, allorchè gli Spagnuoli penetrarono ne' magazzini sotterranei e di là francamente si volsero a disarmare la guardia napolitana che stavasi tranquilla a ponte alzato e porta chiusa all'ingresso principale: colà scambiaronsi i primi colpi di moschetto, i quali avvertirono non meno il presidio di un pericolo imprevisto, che la riserva spagnuola sullo spalto, di un successo già ottenuto. Accorre adunque subitamente quest'ultima sotto gli ordini del generale Martinez in sostegno di Rovira per lo stesso cammino ch'egli aveva battuto e che nessuno nel presidio, in quelle tenebre profonde, sapeva indovinare, e fù sì lesta nello spandersi nel forte in numero di tre mila combattenti, che in brevissimo tempo l'ebbe tutto occupato e saldamente conquistato, nulla ostante che que' pochi Italiani testè giunti dal difuori, riadunandonsi i primi in sull'armi a quell'insolito rumore, siensi fatti di contro agli aggressori ed abbiano con essi impegnata una zuffa che fù breve ma animata, e costò alle due parti un equal numero di combattenti: trenta cinque furono gli uccisi o i feriti di quel drappello italiano nella mischia avvenuta nel mezzo della piazza; gli altri soverchiati da una forza assai maggiore, tentarono congiungersi con quelli raccolti tuttavia ne' quartieri o rinchiusi nelle basse scuderie. Ma prevenuti sull'un punto, e sull'altro dalla truppa spagnuola saggiamente divisa dall'avveduto generale Martinez, assecondato sempre da Rovira, da Dorguines, e dai due Palapos, dovettero essi pure soggiacere al disastro generale, e già fatto inevitabile.


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Della guerra nazionale d'insurrezione per bande applicata all'Italia
di Carlo Bianco di St. Jorioz
1830 pagine 508

   





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