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      Anzitutto è assodato, che l'aria espirata dal tubercoloso non è veicolo di contagio, perchè in essa non si riuscì mai a trovare bacilli. Non v'è gran che da temere neanche dalle materie eliminate per l'intestino o dalle orine, perchè, per ragioni facili a comprendersi, nessuno trascura le maggiori cautele per non insudiciarsene, e, ove ciò non gli riesca, provvede con una buona lavatura. Se poi questi materiali accidentalmente andassero ad inquinare delle acque potabili, è difficile succeda un contagio per mezzo di queste, sia perchè i bacilli vi avrebbero a lottare con molte influenze nocive, sia perchè vi sarebbero in uno stato di diluzione enorme, sia perchè il tubo gastro-intestinale degli adulti, ove penetrerebbero coll'acqua, non è terreno gran fatto favorevole all'attecchire dei bacilli.
      L'unico veicolo veramente importante del contagio da uomo a uomo è lo sputo, il quale contiene quantità grandissima di bacilli, in parte morti, in parte vivi e virulenti, sicchè, inoculato in conigli o in porcellini d'India, colla più grande facilità loro comunica la malattia.
      Ma, si dirà, lo sputo non vien reso innocuo da quelle stesse condizioni che valgono per le materie eliminate dall'intestino? Forse che quello è meno ripugnante di queste, e noi lo trattiamo con minore precauzione? Una differenza nel modo di trattarli esiste proprio, e noi vedremo quanto prima che cosa in proposito ci abbia insegnato un'oculata esperienza.
      La nostra difesa contro la tubercolosi sarebbe affatto insufficiente se ci guardassimo soltanto dagli uomini.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134

   





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