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      Eloquente è quello narrato da Marfan, osservato in un ufficio governativo francese in cui lavoravano 22 impiegati. Nel 1878 vi entrarono due impiegati tisici, che vi vissero parecchi anni, tossendo e sputando sul pavimento. Il locale era ristretto, e veniva scopato al mattino poco prima dell'ora d'ufficio, sicchè quando gl'impiegati vi rientravano a riprendere il lavoro, avevano tutto l'agio di respirare un'aria carica di polvere e di bacilli. Le conseguenze non si fecero molto attendere: dal 1884 al 1889 ben 13 impiegati soccombettero per tisi. Apertasi un'inchiesta, l'Amministrazione fece svuotare l'ufficio, bruciare l'impiantito, rifare le pareti, disinfettare, ecc., e dopo d'allora non si ebbe più a lamentare alcun caso di tubercolosi.
      In spiccato contrasto con quanto si è osservato in questi e simili casi è quanto si è accertato e si può accertare ogni giorno in quegli ospedali e in quelle sale di tubercolosi, in cui si fa osservare ai malati con rigore la prescrizione di non sputare mai altrove che nella sputacchiera. Quivi la polvere è priva di bacilli, e i medici e gli infermieri, per quanto pratichino continuamente coi malati, non vengono colpiti dal contagio.
      Nella stazione invernale di Arcachon, per esempio, lo sputo viene sempre scrupolosamente raccolto ed ogni camera di frequente disinfettata. Or bene, Lalesque e Rivière, avendo iniettato in cento porcellini d'India la polvere raccolta in 25 camere, in nessuno di essi videro svilupparsi la tubercolosi.
      Interessante è pure quanto riferì recentemente Hance.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134

   





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