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      Alla questione della debolezza congenita è indissolubilmente connessa quella dell'eredità della tubercolosi. All'eredità si è data, fino a questi ultimi tempi, grande importanza, e non era senza uno stringimento di cuore che si guardavano i figli di genitori, e specialmente di madri tubercolose, considerandoli predestinati, salvo rare eccezioni, a morire della stessa malattia.
      La dimostrazione di questa influenza ereditaria la si voleva vedere nella grande mortalità cagionata dalla tubercolosi nei bambini, e nella frequenza con cui la tubercolosi uccide famiglie intere.
      Ben pochi erano coloro che, per poco che fermassero il pensiero sull'argomento, non trovassero fra le proprie conoscenze degli esempi di questa trasmissione della malattia dai genitori alla prole. Ed esempi più convincenti si trovavano registrati nei libri di patologia.
      Era classico per la sua efficacia dimostrativa quello riferito da Horlin: nell'isola Marstrand, dove la tubercolosi era così rara che nello spazio di sette anni non vi aveva ucciso che una persona, si trovavano in tutto, ancor viventi, cinque persone tisiche. Ebbene, di queste, quattro erano sorelle fra loro, e figlie di una donna morta di tisi.
      Senonchè recenti e diligentissime indagini hanno dato a questi fatti ben altra spiegazione. Nel più dei casi non si tratta di eredità, ma di contagio.
      Il genitore non trasmette direttamente la tubercolosi, ma, tutt'al più, una certa disposizione ad ammalarne; e la malattia effettivamente si sviluppa soltanto per questo, che nelle case dei tubercolosi (quando, come succedeva in passato, non si usano precauzioni riguardo allo sputo) e nei baci materni e nella polvere inspirata abbondano i germi del contagio.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134

   





Horlin Marstrand