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      Fra le ragioni che costrinsero ad accettare questa spiegazione fondata sul contagio, invece di quella fondata sulla eredità, sono di capitale importanza queste due:
      1.° La tubercolosi è rarissima nei neonati, e relativamente rara nel primo anno di vita, mentre dovrebbe succedere il contrario se si ereditasse direttamente dai genitori; ciò venne verificato su larga scala, tanto nell'uomo, quanto negli animali;
      2.° Se il neonato di una tubercolosa viene sottratto all'ambiente infetto e trasportato in un ambiente sano, suol crescere, florido e robusto, come un bambino proveniente da una famiglia normale.
      Si vedono spesso delle madri tisiche che, dopo aver perduto parecchi figli per tabe mesenterica o per meningite tubercolare, finiscono esse pure, per l'aggravarsi della malattia, col soccombere pochi giorni o poche settimane dopo l'ultimo parto; orbene, il figlio nato da questo, anzichè morire come i suoi fratelli, o, anzi, più sollecitamente di essi (come dovrebbe pur succedere, secondo la teoria dell'eredità, essendo egli nato quando la malattia della madre era più grave), affidato ad una robusta nutrice di campagna, cresce rigogliosamente, e non presenta alcun accenno a tubercolosi.
      A questi fatti isolati, che cadono sovente sott'occhio a medici e profani, si aggiungono, conferma indiscutibile, quelli osservati su larghissima scala nei brefotrofi ben diretti.
      Da una statistica dell'assistenza pubblica di Francia risulta, che su 18 mila bimbi da essa distribuiti a buone nutrici di campagna, soltanto 20 diventarono tubercolosi.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134

   





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