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      «Quel appétit le phtisique peut-il conserver au milieu de tout cela? A-t-il le droit au moins de choisir un morceau de viande qui lui convienne? Pas le moins du monde et on lui place dans son assiette le premier qui se présente dans l'énorme gamelle..... Les excitants naturels de l'appétit, les assaisonnements un peu variés font absolument défaut; il n'est pas jusqu'à l'insuffisance du service, et cette promiscuité sur une même table de nuit, de l'assiette et du crachoir, de l'urinoire et du verre, qui n'ajoute au dégoût naturel du phtisique pour les aliments».
      Infine, negli ospedali il tisico manca di quiete e di conforti morali. Quando è costretto a letto, il personale di servizio nel pulire la sala, nel disfare e rifare i letti, nel lavare i vasi lo disturba per quasi tutta la giornata; di notte, i lamenti e i gemiti degli altri malati si uniscono alla tosse che lo strazia, e gl'impediscono di dormire. Gli mancano le distrazioni e i giuochi; nessuno lo svaga, lo incoraggia, gli insegna a ben respirare, a moderare la tosse; anche la speranza, pur così tenace in lui, si spegne, quando vede, all'ora della visita, che il medico, non sapendo più come giovargli, passa dinanzi al suo letto senza arrestarvisi.
      In queste condizioni, il poveretto dimagra e indebolisce rapidamente, e ben presto non può più opporre resistenza al nemico che lo rovina. E sovente al danno proprio unisce l'altrui, trasmettendo il contagio alle suore e agli infermieri che lo assistono, o a malati che, per affezione tutt'altro che tubercolare, vengono ricoverati nella stessa sala.


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Contro la tubercolosi
di Giulio Bizzozero
Treves Milano
1899 pagine 134