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      Una volta ciò fermato, è importante ricercare se i metodi di guerra si elevarono all'altezza del loro fine, cosí diverso da quello delle piccole guerre locali. Pur nondimeno non vediamo dagli storici contemporanei nessun perfezionamento positivo negli uomini, negli ordini e nelle armi di quegli eserciti. I primi furono scelti non dall'interesse solo dei dominatori feudali, ma dalle pie disposizioni delle classi tutte della societá, in quel tempo comuni a tutti. Ma ciò non impedí che la forza non restasse nella cavalleria, composta dai potenti e dai loro vassalli, la quale conservò le sue armi, e che i drappelli non fossero formati in una scala piú vasta, non secondo un principio razionale, ma della importanza de' capi e delle nazioni; e si vedeva sempre il federalismo feudale predominare in questi eserciti male accozzati.
      La fanteria, se tale può chiamarsi una riunione di uomini privi di fortuna e di sostegno, era una massa informe senza regolaritá nelle sue armi né nei suoi ordini, che poca parte aveva nella guerra di campagna e negli assedi e che serviva piú alle fatiche che agli scontri.
      La curiositá di sapere il modo come si movevano e sopratutto come vivevano le schiere persiane nella guerra dei medi si rinnova a questo periodo, ma s'ignora egualmente per quali metodi vi si giugnesse. Del resto può concludersi dalle perdite immense che soffrirono i crociati e dall'esame delle loro vittorie e delle loro sconfitte che quelle prime erano dovute all'individuale valore, alla destrezza personale ed all'entusiasmo, e le altre all'ignoranza dei princípi della guerra, alla mancanza di metodo e di disciplina.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361