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      Riassumere č tutto quello che possiam fare. Napoleone nella sua vasta intelligenza abbracciava la guerra come una scienza compiuta, dalle sue idee piú generali ai particolari piú minuti. Uomo di genio, la sua analisi era rapida, e senza idee intermedie si elevava ai princípi primitivi, per cui era sintetico come scienziato ed era sul campo di battaglia inspirato come artista. Perň le sue inspirazioni non andavano al di lá delle previsioni della scienza, ma ne erano una larga applicazione, vale a dire ch'ei riuniva ciň che vi č di piú sublime nella scienza a quanto v'ha piú alto nell'arte, cioč il trar partito dai piccoli eserciti e il muovere con facilitá i grandi: riuniva insomma lo spirito di Newton a quello di Michelangelo. Fedele ai princípi, ad essi č debitore de' suoi buoni successi del pari che dei suoi rovesci, frutto anch'essi d'errori, ma di errori che prendevano origine dalle passioni dell'uomo di Stato non giá dall'ignoranza del capitano. Č necessario di studiarlo, ma il farlo senza la piú gran riflessione potrebbe condurre ad imitazioni che la favola di Fetonte esprime a maraviglia, mentre nel genio vi ha due parti, l'una che resta come metodo ed č la parte umana, l'altra č la divina: la prima č da tutti, l'altra da pochi.
      Crediamo aver risposto alle tre prime quistioni; per lo che passeremo alle tre rimanenti che riguardano lo stato delle scienze, quello della societá ed infine i politici risultamenti delle guerre combattute nell'epoca di che ragioniamo.
      Le scienze esatte furono coltivate tra i moderni e particolarmente in questo periodo con un metodo diverso da quello adottato dagli antichi.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361

   





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