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      Ben fu tentato in effetti di risolverlo commescendo le armi e gli ordini, le picche col moschetto, l'ordine disteso col profondo. Vano tentativo! La parte non necessaria nell'attuale combattimento vi rimaneva non pure negativa ed inerte ma danneggiata ed oppressa; nei fuochi perivano inoperosamente le picche, ed i moschetti quando si veniva alle mani con l'arma bianca; l'artiglieria smodatamente agiva sulle masse profonde. Ora l'utile consiste nel fare che sul campo nulla rimanga d'inoperoso e meno ancor di dannoso: l'utile sta nell'evitare i doppi usi. Quella commistione del resto si va ancora, ed a mio avviso erroneamente, riproducendo in diverse armi ed in diverse graduazioni della medesima arma, e sempre con manifesta violazione dell'esposto principio, non meno che dell'altro il quale raccomanda la divisione e la specialitá del lavoro. Né il principio vero di appoggiare reciprocamente le diverse armi può essere valevolmente opposto, imperciocché grave differenza intercede tra l'arte necessaria di sostenere nella disposizione e nella condotta di una battaglia l'una arma con l'altra e l'idea dei corpi e degli ordini misti.
      Miglior successo ottenevano i tentativi onde render l'arma piú perfetta pei fuochi, e ridurla al tempo medesimo arma da mano. Al primo scopo si perveniva passando dall'archibugio al moschetto e da questo al fucile, inventando la piastra e la bacchetta di ferro, cilindrica o conica; al secondo, immaginando la baionetta. Con questa il fucile divenne arma da mano, e mercé la leggerezza ad esso proccurata ne riuscí, per quanto era possibile, facile il maneggio.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361