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      Quando però, mutato lo Stato da repubblicano in imperiale, i poteri popolari passarono nel principe, cominciarono le arrogazioni a farsi per semplice autorità di quest'ultimo.
      § 13. Veduto così quanto concerneva la patria potestà ed i reciproci rapporti tra padre e figli, giova ora esaminare quelli che esistevano tra il padrone e gli schiavi.
      La schiavitù, questo grande delitto sociale, che rimonta all'origine delle nazioni, che sussiste ancora oggidì, più o meno modificato ed attenuato, nella maggior parte del mondo, e che la civiltà europea si adopera con magnanimi sforzi ad abolire, trovava nell'antica società la sua ragione d'essere nella mancanza di forti capitali e di perfezionati strumenti produttivi. In un'epoca in cui non esistevano macchine che lavorassero come uomini, faceva mestieri che vi fossero uomini condannati a lavorare come macchine. È ciò che disse stupendamente Aristotele: quando la spola ed il martello lavoreranno da sè, la schiavitù cesserà di essere necessaria!
      § 14. In due grandi categorie distinguevansi gli schiavi, a seconda che nascevano, o che divenivano tali. - Nascevano schiavi del padrone della madre coloro che erano figli di schiava. Tra gli schiavi non erano vere nozze, e il loro matrimonio chiamavasi Contubernium. Gli schiavi nati in casa dicevansi Vernæ e Vernaculi; ed erano d'ordinario i più procaci e viziosi, siccome quelli coi quali solevano i padroni mostrarsi più indulgenti e corrivi.
      Divenivano schiavi coloro che o erano fatti prigioni fra i nemici, od erano venduti.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





Stato Aristotele Contubernium Vernæ Vernaculi