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      In seguito anche alle mogli fu conceduto rompere il nodo nuziale; e quando i costumi di Roma volsero in decadenza, estrema divenne la frequenza dei divorzi. La formola del divorzio era: Res tuas tibi habeto, ed anche: Collige sarcinulas, exi, vade foras, redde claves.
      Non si confonda il Divorzio col Ripudio, il quale rompeva gli sponsali; e la formola colla quale a questi rinunciavasi era: Conditione tua non utor.
      § 20. Finchè puri e forti si serbarono gli antichi costumi, i lattanti non erano affidati a compra nutrice, ma al petto della casta e virtuosa madre si allevavano: e l'ufficio della nutrice quello era soltanto di assistere la padrona e di aiutarla nelle domestiche faccende. Essa sceglievasi d'ordinario tra le vecchie parenti, di specchiata fama e tale che coi precetti e coll'esempio educar potesse al bene gli anni primi dell'infanzia.
      Era severamente vietato il profferire in presenza dei fanciulli parole sconcie ; le quali appunto dicevansi prætextata verba, dal nome della Pretesta, o toga che vestivano le ragazze fino al dì del matrimonio, ed i giovinetti fino all'anno decimosettimo della loro età.
      § 21. Imparati i primi rudimenti dell'educazione morale ed intellettuale, erano gli adolescenti delle agiate famiglie affidati ad un pedagogo, e quelli delle ricche, a parecchi maestri, incaricati di erudirli nelle varie parti dell'umano sapere.
      La lettura di Omero, di Sofocle, di Euripide, di Erodoto, di Tucidide, di Senofonte e d'altri greci scrittori; ai quali poscia si aggiunsero i più celebrati fra' latini; l'eloquenza; l'aritmetica, la geometria, la musica e la pittura, formavano di buon'ora il desiderato pascolo dei giovani spiriti.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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