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      Tanta modicità di prezzo non sarebbe spiegabile a chi non sapesse che i copisti ai servizi dei romani editori erano schiavi, i quali non ricevevano altra mercede, fuorchè un parco e magro alimento. È inoltre da notarsi che, ai tempi di Marziale, certi perfezionamenti introdotti nei processi dello scrivere da un tal Faunia, accresciuti poi dall'imperatore Claudio, il quale non disdegnò occuparsi di questo ramo di tecnologia, avevano fatto ribassare di molto il costo dei libri.
      § 25. Di tre specie erano i libri: i primi potevano involgersi, rotolarsi intorno ad un bastoncello, epperò dicevansi volumi; altri eran quadrati, e nomavansi Codici; altri finalmente si piegavano a guisa degli odierni, con la sola differenza che, invece di essere di più fogli, una sola carta o membrana sopra se stessa ripiegata, li formava.
      La scrittura era originariamente consegnata a rozze pelli, a cortecce od a foglie d'alberi; e l'etimologia dei vocaboli bibbia o libro, derivanti dal greco biblos e dal latino liber, che appunto significano l'interna e flessibile parte della corteccia delle piante, indica abbastanza quest'uso.
      Il papiro egizio fu una delle più adoperate fra queste cortecce. Si fu solamente ai tempi di Alessandro Magno che i mercatanti cominciarono a tessere i filamenti del papiro, ad impastarli con la fangosa acqua del Nilo, facendone così una specie di carta.
      Una formidabile concorrenza al papiro sorse nel regno di Pergamo, ove, per sottrarsi al tributo librario che conveniva pagare all'Egitto, gli editori utilizzarono per la scrittura la pelle di pecora; d'onde i nomi di Pergamena, di Cartapecora, di Membrana.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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