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      § 36. Le ore e il numero dei pasti variarono nei diversi tempi di Roma. - Dapprima, nell'età della parsimonia e della frugalità, bastò un solo, ed all'ora nona del giorno. Ma, in appresso, si moltiplicarono le mense: al mattino. l'Ientaculum, o asciolvere: indi il Prandium, all'ora sesta: poscia la Merenda, piccola refezione tra il pranzo e la Cæna; - quest'era di tutti i pasti giornalieri il più abbondante e copioso: e finalmente i più golosi aggiungevano la Comessatio, prima del recarsi a dormire. A gente occupata del continuo a mangiare, bere, digerire e (pur troppo dobbiamo con ribrezzo ricordarlo) a procurarsi il vomito per preparare spazio a nuove ingordigie, qual tempo rimaner poteva al lavoro?..
      § 37. Il vino costituiva la principale bevanda: ma i più eleganti vi mescevano unguenti ed aromi. Il magistrato della mensa regolava l'ordine ed il numero dei vini e dei bicchieri, e la natura e successione dei brindisi e degli evviva.
      § 38. Il lusso dei bagni, così pubblici come privati, usitati, del resto, presso tutti i popoli antichi, sorpassò appo i Romani ogni limite, come attestano le rovine delle Terme e degli altri edifizi a ciò destinati. Quivi riunivansi i bagni freddi, tiepidi, caldi e le stufe; grandi bacini per esercitare al nuoto la gioventù; basiliche e sale, nelle quali disputavano i filosofi, i retori ed i poeti: viali lunghi ed ombreggiati da magnifici alberi, per comodo del passeggio. Essi usavano ancora di far mondare il corpo durante il bagno da schiavi a ciò destinati; ed all'uscirne si facevano ungere d'olii e d'unguenti aromatici.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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