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      E benedetto il cristianesimo, che chiuse le orrende porte del Circo!
      § 47. L'ultimo spettacolo di cui questo era il teatro, era la Naumachia, ossia una finta battaglia navale. Da sotterranei meati entrava l'acqua nell'anfiteatro: le navi comparivano e tutte le evoluzioni compivano che un'armata sul mare contro l'altra adopera.
      § 48. Un popolo avvezzo a questo genere di passatempi non poteva avere, per i più pacati e spirituali divertimenti del teatro comico e tragico, quella propensione ch'ebbero invece i più culti Greci.
      Più che dell'intrinseca bontà e dell'artistica bellezza de' drammi, i Romani dilettavansi della magnitudine e sontuosità dei teatri. I primi dei quali furono posticci e destinati a durare pochi giorni o al più un mese. Capace di 80 mila persone, sostenuto da 360 colonne di marmo, di vetro e di legno dorato, ornato da 3,000 statue, fu quello che eresse Scauro. Il primo a edificarne uno stabile fu Pompeo, emulato poscia da Augusto, che fabbricò quello detto di Marcello. La bizzarria, più che le sane regole dell'arte, presedeva spesso a quelle colossali costruzioni; e la più applaudita fu quella ordinata da Cajo Curione che, nei funerali del genitore, eresse due teatri capaci di girare sopra un pernio, con entro gli spettatori; i quali così, finita la rappresentazione drammatica, venivano, senza muoversi, trasportati in un anfiteatro. Talvolta questi edifizi di legno costarono la vita a migliaia di spettatori e Tacito racconta che quando rovinò quello di Fidene, 50,000 persone vi rimasero morte od offese.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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