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      Un usciere dei consoli aveva l'incarico di annunziare con un grido l'istante in cui cominciavasi a scorgere l'astro del giorno dal palazzo del Senato, tra la tribuna ed il luogo ove si collocavano gli ambasciatori ed altri stranieri; nel modo istesso proclamavasi il mezzodì; l’ultima ora della giornata era quella in cui il sole declinava dalla colonna Moenia alla prigione; talchè era difficile il riconoscere i veri limiti del giorno, quando il sole era da dense nubi nascosto.
      § 51. In seguito però si aumentarono le parti o frazioni del giorno. Questo fecesi cominciare da mezzanotte, distinguevasi quindi il canto del gallo, cantinicium: l'alba, diluculum; il sorger del sole; l'antimeriggio; il meriggio; il pomeriggio; il tramonto; la sera; il crepuscolo; l'accendilume, prima fax; il cominciar della notte, intempesta nox ecc., denominazioni incerte e tali che palesano l'ignoranza di coloro che le adopravano.
      § 52. A poco a poco però s'introdussero in Roma alcuni grossolani strumenti, inventati in Grecia per la misura del tempo. Verso l'anno 293 avanti G. C. il Console Papirio, consacrando il tempio di Quirino, vi pose un quadrante solare o gnomone. Le clessidre e gli orologi ad acqua cominciarono pure a venire in uso.
      Con questi e simiglianti materiali aiuti, la giornata (cioè non il nükthemeron, ma bensì il giorno naturale, l'intervallo compreso tra il levare ed il cader del sole) potè dividersi in dodici ore, che avevano una diversa lunghezza, a seconda delle differenti stagioni, essendo più brevi le ore d'inverno, e più lunghe quelle dell'estate.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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