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      § 59. Gli abusi, gli errori e gli inconvenienti d'ogni genere che da un tale stato di cose derivavano, giunsero a segno che Giulio Cesare, aiutato dalla scienza di Sosigene, astronomo alessandrino, decise di operare una nuova riforma dei calendario.
      Cominciò egli dal portare al novero di quattrocentoquarantacinque i giorni dell'anno 708 di Roma. Oltre al Mercedonio che cadeva in quell'anno, aggiunse due altri mesi intercalari, l'uno di trentatre giorni, e di trentaquattro l'altro, tra novembre e dicembre. L'anno in cui questo cambiamento si fece, fu detto l'anno di confusione: esso è il 46° avanti l'E.V.
      Il Calendario Giuliano (che dal nome di Cesare fu così chiamato) divideva l'anno in dodici mesi. Fra questi, sette mesi eran di trent'un giorno, e furono: Marzo, Maggio, Quintile, Ottobre, i quattro mesi maggiori, indi Gennaio, Sestile e Dicembre. Gli altri mesi ne ebbero trenta, meno Febbraio, cui ne furono lasciati vent'otto. Ma, ad ogni quattro anni, questo mese acquistava un giorno epagomeno di più: e siccome, venendo questo quadriennio, contavasi due volte il sesto giorno avanti le calende di Marzo (Bis sexto calendas Martii), così bisestili chiamaronsi gli anni di 366 giorni.
      Il sistema giuliano, per tal modo combinato, aveva sciolto con molta approssimazione il problema di armonizzare l'anno civile coll'anno solare. La sola differenza consisteva ancora in ciò che l'anno astronomico non eccede di un intero quarto di giorno la somma di trecentosessantacinque giorni, per modo che, dopo avere distribuito nel corso di un secolo ventiquattro anni bisestili, un venticinquesimo è di troppo.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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