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      § 69. La prisca moneta romana era di bronzo, molto pesante ed incomoda. L'unità pecuniaria era l'as di bronzo di una libbra, d'onde le espressioni æs grave, emere per æs et libram.
      Servio Tullio o, secondo altri, Numa fu il primo che coniò un'effigie sull'asse libbrale. Si disputa fra gli eruditi se Servio Tullio sia pure stato il primo a battere moneta d'argento. Ciò che è sicuro si è che, nell'anno 485 di Roma, coniavansi denari d'argento del valsente di 10 assi libbrali di bronzo, e del peso di 1/40 di libbra.
      Il denaro ripartivasi in 2 quinarii, ed il quinario in 2 sesterzii. La libella equivaleva ad 1/10 di denaro; la sembella, ad 1/20: ed il teruncius ad 1/40 del denaro. Queste piccole monete d'argento valevano rispettivamente, all'origine, 1 libbra, ½ libbra, ¼ di libbra o 3 oncie di rame.
      Il sesterzio onde abbiamo qui parlato, non confondasi con un più grande sesterzio, moneta fittizia o (come dicono in banca) moneta di conto, di 4,000 piccoli sesterzi. Il primo esprimevasi col maschile sextertius; ed il secondo, col neutro sextertium. Spesso però negli autori e nei monumenti, sextertium solo, genitivo contratto di sextertia (per sextertiorum), significa 100,000 sesterzi; ed allora il numero delle centinaia di mila è determinato dagli avverbi semel, bis, ter, quinquies, decies, centies ecc.; cosichè bis-sextertium equivale a 200,000 sesterzii. Il sextertius trovasi sovente espresso nei classici anche con due sigle differenti. cioè IIS e HS, espressioni abbreviate di 2 assi e ½.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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