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      Arroge il Proefericulum, il Simpulum o Simpuvium, il Guttum, la Patera, il Malleus, l'Aspergillum, i Capides, il Candelabro, l'Altare, l'Ara, ecc., ecc.
      § 88. Il sacro culto componevasi essenzialmente di preghiere e di sacrificii.
      I preganti stavano velato il capo: da quando a quando s'accostavano all'ara o la toccavano, mentre il sacerdote intuonava il cantico, acciocchč non isbagliassero l'ordine delle orazioni. I pił caldi e zelanti affiggevano alle ginocchia delle statue piccole schede nelle quali avevano scritti i loro voti e desiderii: ed, in segno di fervore, ungevano con aromi questi simulacri degli Dei, e poscia con viva acqua li lavavano.
      § 89. Primo precetto dalle Leggi delle Dodici Tavole inditto a chi a sacrificare s'accostasse, era di presentarsi all'opra santa con casto animo. Ei doveva inoltre lavarsi, massime le mani, in vasi che, se grandi, favissę: se piccoli, futilia si chiamavano. Vesti pure e candide portar doveva; e il capo incoronato di fiori votivi.
      Tra gli animali immolati, altri eran detti Hostia, altri Victimę. I primi da chiunque potevano essere sacrificati, i secondi, propriamente, solo da chi avea vinto in guerra e trionfante rediva, come il vocabolo stesso accenna.
      Gli animali sacrificandi esser dovevano di corpo integro e bello; nč tutti a qualunque Dio, ma ad ogni divinitą quelli che pił le si supponevano accetti, si dedicavano. Ornavansi di corone di fiori nell'atto che si traevano all'ara.
      Nel fare il sacrificio, il Sacerdote cominciava dall'imporre il silenzio colla consacrata parola: Hoc age; e favete linguis.


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Manuale di antichitą romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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