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      Per gli autori greci, il più generico nome della loro contrada fu quello di Ellade, dalla stirpe degli Elleni che, sovrappostasi ai Pelasgi, vi prese stanza e dominio.
      La Grecia è, nel suo complesso, la più meridionale delle grandi regioni d’Europa. Il Capo Tenaro, col quale finisce a mezzodì, giace quasi sotto la stessa latitudine della celebre rupe di Calpe in Ispagna; e le settentrionali sue frontiere, i monti Cambuni, che la separano dalla Macedonia sopra una lunghezza di 37 miriametri, sono alquanto più a sud della moderna capitale della Iberia. Il suo punto più orientale è il capo Sunio, nell’Attica; il più occidentale è quello di Leuca; e fra questi due promontori stendesi la sua maggiore larghezza, di circa 27 miriametri.
      Posto quasi nel centro delle più civili contrade dell’antichità, questo fortunato paese fu, giusta la bella espressione di Alessandro di Humboldt, il ponte sul quale la vetusta civiltà dell’Asia passò in Europa e venne a vivificarvisi al contatto di novelli elementi. Breve tragitto lo separava dall’Italia, dall’Asia minore e dalla Fenicia.
      La moltitudine delle isole, le sponde frastagliate da seni e golfi innumerevoli, i monti di mezzana grandezza, bastevoli bensì a separare piccoli Stati, ma non ad impedirne le vicendevoli comunicazioni, tutte insomma le geografiche condizioni della Grecia vi rendevano impossibile lo stabilimento di quelle teocratiche ed uniformi dominazioni, che nelle sterminate pianure dell’Asia spensero ogni alito di libertà, ed impedirono ogni moto di progresso.


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Manuale di geografia antica
di Gerolamo Boccardo
1862 pagine 40

   





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