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      Dal monte Theches videro con somma gioia il mare. Visitarono quindi i paesi dei Macroni e dei Colchici; e toccarono finalmente Trapezonte, città greca e colonia di Sinope. Di quivi spedirono messi a Bisanzio, ove soggiornava una flotta Spartana, chiedendo navi pel ritorno; ma di soverchio indugiando la risposta, ed i loro viveri cominciando a scarseggiare, presero di bel nuovo le mosse verso Cerasonte, altra città greca e colonia anch’essa di Sinope. Ripigliato, dopo breve riposo, il viaggio, furono assaliti dai barbari Mosinechi, cui disfecero in battaglia, e si apersero con la forza delle armi un passaggio nella Tibarene. Gli Eracleoti ed i Sinopesi mandarono infine bastimenti di trasporto, sui quali s’imbarcarono, toccando Sinope, la più importante città della Paflagonia, poi Eraclea, colonia dei Megaresi; e dopo aver dovuto sostenere nuove pugne nella Bitinia, pervennero, ridotti a tre mila ottocento, a Crisopoli di Calcedonia, d’onde sulla flotta lacedemone passarono a Bisanzio. Ma, invece di recarsi a sospendere le loro armi agli altari d’Ercole o di Giove Salvatore, come l’atleta emerito che, contento delle sue corone, rinunzia oramai ai combattimenti, andarono a nuove guerre in Tracia ed in Persia.
      § 53. Questa ritirata di un pugno d’eroi, in mezzo alle orde innumerevoli dei barbari, dimostrò ai Greci la debolezza dell’impero persiano; ed il pensiero costante e tradizionale dei duci ellenici fu da allora in poi l’invasione dell’Asia, per vendicare la loro patria della irruzione di Dario e di Serse.


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Manuale di geografia antica
di Gerolamo Boccardo
1862 pagine 40

   





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