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      Ma se la perde talor, si riduceA coda bassa vicino al padrone.
      Così gli sgherri dell'italo duce,
      Che alla caduta ha votato l'arcione,
      A furia corrono, fuor di sè stessi,
      Addosso al Corso, per farne macello;
      Ma quegli beffali, ed agile e snello,
      Li lascia in mezzo ai cespugli più spessi.
      CANTO QUARTO.
     
      TATTICA.
     
     
     
     
     
      Il sol dardeggia un repentino straleAl culmin dell'altissima montagna
      Di Calenzana(13), allor che il generaleDegl'isolani usciti alla campagna,
      Per rassegnarli, risoluto saleSul gagliardo suo mulo di Balagna(14);
      E nella terra, ove erano schierati,
      Con questi detti arringa i prodi armati(15):
      «Eccoli alfin, bravi compatriotti,
      «D'ogni nostra disgrazia i crudi autori.
      «Per castigarli, Iddio qui gli ha condotti.
      «Atti a tutto operar dal bene in fuori,
      «Ricordatevi a che ci avean ridotti.
      «Rammentate che fur sterminatori
      «Delle donne, dei vecchi, e dei fratelli
      «Che la giovine età faceva imbelli.
      «Se temuta di Genova è la possa,
      «Più grande è il nostro orror d'essere schiavi;
      «E la Corsica ovunque serba l'ossa
      «Dei sicari accoppati dai nostri avi.
      «Risorgan oggi dalla muta fossa
      «Gli antenati a veder che non men bravi
      «Saranno i figli che non furo i padri,
      «Nello stirpar questi codardi ladri.
      «Le masnade dei Liguri son molte,
      «Ma più saranno e più ne ammazzeremo.
      «È palese oggimai che l'han raccolte
      «Tra mercenari e condannati al remo...
      «Segnalate già son dalle mie scolte,
      «Ma raffrenate il vostro ardore estremo:
      «Giunto l'istante, vi darò l'esempio,
      «E ingente, se Dio vuol, sarà lo scempio.
      «Invano, o Cirno mia, t'aveano stretta,


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La battaglia di Calenzana
di Pietro-Napoleone Bonaparte
1865 pagine 41

   





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