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      Quanto a me non aspiro, in queste poche parole, che richiesto all'ultima ora, scrivo d'Arnaldo, ad emulare il primo. Mi pare che la persona di lui, mostrata solo ad intervalli, nella notte fitta e continua del secolo, cosí come la lasciano apparire le rare notizie che ce ne restano, s'innalzi piú grande e soprattutto spicchi piú vera che non faccia nei libri eruditi e immaginosi che ne sono stati scritti, troppo, per quanto m'è parso, intesi a collegare colla industria delle congetture e peggio coi suggerimenti della passione i rari tratti che pochi scrittori ce ne hanno trasmesso. Non ha, di fatti, una particolare attrattiva e una singolare verità il vederlo affacciarsi all'orizzonte della storia di lunghi in lunghi anni; apparirvi continuatore a vicenda o iniziatore d'un moto d'idee e di fatti, e poi scomparire di nuovo, insino all'ultimo momento che muore, punito, com'è il solito, d'avere presentato agli occhi degli uomini un alto ideale, e non essere bastato ad effettuarlo? Oggi, a noi piace di un uomo, che per forza di mente o di animo supera gli altri, rintracciare ogni minuto particolare; ci pare che la cosa di maggior interesse non sia il sapere ciò ch'egli ha fatto ed apprezzarne il valore, bensì lo scrutinare da quali motivi interni dell'animo o esterne circostanze sia stato trattoa fare, e a sperdere e smarrire in queste il sentimento stesso della persona. L'uomo ci preme più che la cosa; quantunque siamo pieni di dubbio e su quello e su questo; su quello che vorremmo ci rivelasse, come la natura lo muova, poiché tendiamo a negare che lo muova lo spirito e la forza di volere che ne scaturisce; su questa, poiché la vicenda non cessa, e a pochi oramai una méta comune dell'uman genere sta chiara dinanzi alla mente per virtú di concetto e non per ardore di desiderio.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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