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      Due grandi insurrezioni tentò a piú riprese il medioevo, l'unacontro la dottrina, l'altra contro l'organismo o le condizioni della Chiesa; e i monaci ebbero la parte principale in tutteddue. E s'intende. «Sarebbe stato impossibile, dice il Milman, persino nei tempi più oscuri, escludere cosí gran numero d'uomini dai doveri attivi della vita senza cacciarli, per cosí dire, in qualche travaglio intellettuale. La disciplina conventuale poteva alleviare o assorbire il maggior numero di quelli che vi si assoggettavano, per il ritorno perpetuo delle osservanze rituali, per la distribuzione del giorno e della notte in piccoli spazi di tempo, a ciascun dei quali appartiene la sua preghiera, la sua macerazione, il suo esercizio religioso. Poteva indurre nei più un terrore sacro, un pauroso rifuggire dello spirito da ogni aberrazione, possibilmente illegittima, della mente, come da ogni emozione illegittima del corpo. Gl'intelletti piú rozzi e più tardi vi si potevano in tutto ghiacciare, in quella alternativa di lavoro faticoso e di servizio religioso invariabile. Fra il meccanico lavorare nei campi e il meccanico pregare in cappella, essi potevano assonnarsi. E d'altra parte, gli spiriti piú calmi e immaginasi erano naturalmente tirati, come trasognando, a una altezza vertiginosa. Il misticismo, in qualcuna delle sue forme, poteva usurpare tutte l'energie della loro mente, tutte le aspirazioni del loro cuore. La meditazione poteva essere in essi una lunga, non interrotta, incessante adorazione, quanto più indistinta, tanto piú sgomentevole, quanto piú sgomentevole, tanto piú riverente; e questa riverenza poteva sopprimere ogni domanda che sentisse di presunzione.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





Chiesa Milman