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      A ogni modo, poiché in Francia andò a studiare con Abelardo dialettica e teologia, e queste due discipline vogliono persone già informate di qualche altro studio, né è ragionevole supporre che un uomo privo di coltura s'innamorasse d'un dottore lontano, che potesse arricchirgliela, non è solo probabile, ma necessario l'ammettere, che i primi rudimenti della sua istruzione egli li avesse già acquistati in Italia prima di lasciarla.
      Abelardo, ché questo è il nome con cui è rimasto nella storia Pietro da Palagio, borgo di Brettagna, aveva, giovanissimo, principiato a insegnare dialettica prima a Melun, poi a Corbeil. La sua mente vivace era di quelle, che, appena entrate in un soggetto, l'abbracciano frettolose tutto, e si persuadono di vedervi piú addentro di quello stesso al quale hanno chiesto di mostrarglielo. Come appena a scuola da Guglielmo di Campello, aveva presunto di sapere dialettica piú di lui e s'era messo a insegnarla, cosí a Laon, dove andò, non prima, parrebbe, del 1113, a imparare teologia, aprí anche subito scuola, e cominciò a esporvi, niente meno, Ezechiello. Ma impeditogli di continuare da Anselmo, il maestro suo, che quivi era lo Scolastico o, come diremmo, il Rettore, se ne tornò a Parigi, per puntiglio, dove per alcuni anni si può credere che insegnasse tranquillamente, e ne salisse in tanta fama come dottore di teologa, in quanta era, già innanzi che s'appigliasse a questa, come maestro di dialettica. In che maniera s'invaghisse di Eloisa; che via tenesse per sedurla; per che modo vi riuscisse; e quanto crudelmente ne lo punisse lo zio di quella, è a tutti noto.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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