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      L'oratorio mutò nome. Abelardo, a testimonianza del conforto che ci trovava il suo animo, lo chiamò Paracleto, nuova ragione di sospetti e d'accuse, quasi delle tre persone della Trinità egli ne prediligesse una.
      Ora, quando v'andò e quanti anni vi rimase? Nel 1127, il Paracleto divenne dimora di Eloisa e delle sue suore, che l'avaro abate di S. Dionigi cacciò d'Argenteuil, dove Eloisa aveva preso il velo ed era diventata abbadessa. Qualche tempo innanzi, Abelardo, eletto abate dei monaci di S. Gildas in Rhuys di Brettagna, aveva accettato. Dopo il concilio di Soissons molti casi gli erano occorsi, prima che e' si potesse ritirare in quella solitudine. Forse non v'andò prima della fine del 1122 e non vi rimase che sino al 1126 al piú. E non vi ebbe pace; anzi vide addensarsi nuove tempeste contro le dottrine esposte da lui; e dalla guerra che gli si moveva, «era posto in tanta disperazione, che pensava talora, uscito dalle terre dei cristiani, passare tra gl'infedeli e quivi a patto di qualsiasi tributo vivere tranquillo».
      Però peggiore d'ogni nimicizia o tristizia di teologi trovò la Badia ch'egli aveva consentito di reggere. Cotesti suoi monaci Brettoni erano ben altro che teologhi: rotti a ogni vizio, assassini. Poiché egli tentò richiamarli a piú corretta vita, lo minacciarono di morte, in piú modi, piú volte. Ed e' li lasciò; e nel 1136 - aveva già cinquantasette anni, - riapparve a Parigi sul monte di S. Genoveffa, maestro affollato di scolari sempre. Però insieme colla fama dell'ingegno suo e della sua dottrina era cresciuta quella del veleno ereticale, che infettasse questa.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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