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      Ancora qualche anno, e le discordie tra il papato e l'impero divennero acerbe; e il papato, piú sicuro di Roma, dette la mano ai comuni d'Italia, che tennero dalla parte sua. Ma questa alleanza non sarebbe stata possibile, se i comuni avessero seguito Arnaldo, se i comuni, nello sviluppo dei loro ordini civili, si fossero proposti la mira di rovesciare gli ordini ecclesiastici. Perché, dunque, Arnaldo avesse potuto trovare un tempo in cui vivere glorificato e primeggiare, gli sarebbe stato necessario nascere piú secoli dopo e, si badi, oltr'Alpi. Poiché noi, noi Italiani, anche oggi possiamo onorarlo morto ed erigergli statue, ma non l'intenderemmo né lo seguiremmo vivo. La sua parola ci riuscirebbe strana, o, dove ci paresse conforme all'animo nostro, egli la rigetterebbe come non sua. Il cattolicesimo, secondo dice il Machiavelli, ha spento nell'animo nostro la virtú di seguire e intendere chi cerca, in un ravvivamento di spirito religioso, la via di rinnovare la società e la chiesa.
      I tempi in cui Arnaldo nacque, imparò, predicò, visse, non erano adatti a raccogliere nessun frutto dal pensiero di lui. Precursore di altri tempi, era in verità estraneo a' suoi. Possiamo dire ch'egli s'affacciasse al mondo alla morte di Calisto II nel 1124, due anni dopo che il concordato di Worms ebbe posto una tregua alla lunga guerra dell'investiture tra il papato e l'impero. Fu una gloriosa guerra quella che il papato allora combatté e, si può dire, vinse: in cui la vittoria sua, se dette fomento a pretensioni soverchie e, piú tardi, perturbatrici con danno del Papato stesso, giovò pure a suo tempo alla libertà della coscienza e alla civiltà che n'è sorta.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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