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      Crede che, ove la scienza s'imprimesse bene di questa dottrina, essa sarebbe il miglior antidoto del comunismo; giacchè gli torrebbe ogni forza, perchè ammetterebbe la limitazione del diritto che i comunisti negano, e perchè mostrerebbe d'accettare il diritto che i comunisti contrappongono. E fida che dalla scienza la persuasione passerebbe negli animi del volgo; giacchè non gli par da mettere in dubbio e conferma co' fatti l'utile efficacia delle idee scientifiche nella trasformazione de' sentimenti volgari. Ma aggiunge, che questa trasformazione non si opererebbe, se i ricchi non l'aiutassero con la beneficenza verso i poveri. "A ciascheduno dunque, conclude, l'opera sua. Il filosofo e l'economista nel chiuso del loro studio confuteranno gli errori del comunismo; ma l'opera loro non sarà feconda, se non in quanto gli uomini onesti praticando il gran principio della benevolenza universale, agiranno sui cuori, mentre la scienza agisce sugli intelletti".
      Il Cavour, tutto pratico oggi e tutto intento agli affari, forse ora sorriderebbe se gli si ricordasse che, in questo scritto, fa all'Inghilterra un appunto che non si crederebbe sia potuto mai uscire dalle sue labbra. Dopo esposte le teoriche del Malthus sulla popolazione, che egli accetta, e le conclusioni severe e crudeli che il Malthus ne trae, e ch'egli in parte rigetta, aggiunge, per ispiegare come questi errori si fossero potuti insinuare nella mente del grande economista inglese, che "il Malthus - bisogna pur convenirne - aveva dovuto renderlo affatto nuovo alle speculazioni di alta filosofia, necessarie alla soluzione del problema morale implicito nella questione.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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