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      La più parte de' presenti dissentì; e molti di quegli i quali allora dissentirono, anzi tutti, il Cavour li vide poi nel Parlamento, egli ministro, sostenere che la libertà amassero più di lui. E questo non voglio che sia inteso come un rimprovero a quelle egregie persone. Dovette lor parere o prematura la richiesta, o sospetta l'intenzione della proposta. Alcuni potettero credere che quella Costituzione che preveniva piuttosto che seguisse i desideri popolari, avrebbe quetato l'ardore di questi, avrebbe dato una sosta al moto italiano, gli avrebbe tolto quel carattere di una progressione infinita verso un ideale non bene ancora distinto nelle lor menti, ch'essi vagheggiavano con le accese fantasie.
      De' presenti, non tennero dalla parte del Cavour che l'Azeglio, il Santarosa e il Durando, e per servirmi della frase di uno scrittore democratico, tutti gli uomini dell'aristocrazia; che forse fu la cagione per cui appunto quelli che in questa classe vedevano degl'inimici nascosti o palesi, oppugnarono. Solo il Brofferio acconsentì risolutamente alla proposta audace, unendosi, per la prima e forse per l'unica volta, in questo col Cavour, e ne dette a ragione il voler egli essere sempre di quegli i quali co' discorsi e co' desideri si spingano più avanti. Però, questi due uomini divideva prima, e divise poi, l'indole affatto contraria della mente; giacchè al Brofferio l'andare avanti vuol dire il lasciarsi spronare dall'impeto delle frasi senza guardar mai dinanzi, nè intorno, nè dietro di sè; il Cavour non meno pertinace nell'avanzare, vuole aver prima raccolta, co' fatti e co' calcoli, convinzione che nel fare il passo non s'entri in un sentiero troppo sdrucciolo, e non si riesca quindi al contrario; e perciò crede che andare avanti non si possa, se uno non si guardi prima dinanzi, indietro ed intorno; e non si lasci all'audacia, alla quale spetta sempre il risolvere, se non quello che non si può concedere alla prudenza.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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