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      Quando poi non si tratti dell'impossibilità momentanea, si tratta sempre di un trionfo effimero ed illusorio. La moltitudine applaude, il saggio tace; l'evento sopravviene e giustifica le previdenze del saggio. Un momento vi paiono vittoriosi; l'indomani sorge la fredda ragione, sorgono i bisogni inerenti alla specie, sorgono gl'invincibili interessi della famiglia; sorgono tutti come un'ondata, ingoiano il mezzo rivoluzionario, e lo scopo è fallito. Si direbbe che la natura li adeschi e li attenda, per poi beffarsi di loro od avvezzarli a venerarne le leggi.
      Infatti chi ha perduto mai sempre le rivoluzioni più belle e più giuste? La smania de' mezzi rivoluzionarî, gli uomini che pretesero rendersi indipendenti dalle leggi comuni, e si credettero forti abbastanza per rifarle da capo.
      Era fra le leggi della natura che, dove manchi ordine e pace, ivi il danaro si debba nascondere, e il credito debba sparire. La rivoluzione dell'89 si credette superiore a quesito supremo decreto della Provvidenza, e creò gli assegnati. Era energica e risoluta misura, collocata all'altezza delle circostanze, ma le mancava pur nondimeno di essere all'altezza della natura, e malgrado tutto il suo carattere rivoluzionario, doveva appunto aggravare que' mali che intendeva guarire.
      L'assegnato tirò dietro a sè il corso forzoso; questo chiamò la legge del minimo; quindi i venditori si ascosero, quindi la guerra al fantasma del monopolio, quindi la fame; e al trar dei conti, il mezzo rivoluzionario nacque, compì il suo corso, morì, lasciando dopo di sè il discredito, la penuria del numerario, la rovina delle fortune, i mali tutti che si voleva evitare con un sol tratto di penna ed a dispetto della natura.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





Provvidenza