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      Ed il 28 novembre, da capo, ebbe a dar prova di quello che è il più raro dei coraggi, e senza cui non vi ha coscienza che nella vita pubblica non si corrompa. Il Pescatore aveva fatta proposta d'una legge d'imposta progressiva, fantasma che appar benefico da lontano, ma che, considerato da vicino, mostra quanti semi di danno porti nel grembo; e il Cavour s'opponeva. "Voi sapete, o signori, egli diceva, quanto le leggi retroattive sono odiose, quanto esse facciano paura ai capitalisti, a coloro che dispongono del credito. Ma forse il deputato Pescatore mi dirà: non è una legge retroattiva; è una legge nuova che impone un prestito forzato su coloro che posseggono un capitale maggiore di 150.000 franchi estensibile dall'1 al 4 per cento. Ma allora, se questa legge è considerata sotto questo aspetto, questa legge retroattiva sarà ingiusta, contraria al principio dello Statuto perchè colpisce una sola classe di persone arbitrariamente (bisbiglio dalle gallerie). Lo ripeto: i rumori non mi turbano nè punto nè poco; chè ciò ch'io reputo essere la verità, lo dico malgrado i tumulti e i fischi (rumori). Chi m'interrompe non insulta me, ma insulta la Camera, e l'insulto lo divido con tutti i miei colleghi (applausi dal centro e dai ministri). Ora continuo"(23). E conchiudeva, che non si fosse dovuta ammettere alla discussione la proposta, così applaudita, del Pescatore, se non si fosse provato che non ne dovessero risultare quei danni ch'egli era andato dimostrando(24).
      Quanta ira il Cavour concitasse nel partito democratico contro di sè con questa sua fiera baldanza di combatterne la prevalenza, si vide ai fatti; quando, caduto per i casi di Roma e di Toscana e per il continuo contrasto della Camera il ministero Perrone, ed affidata l'amministrazione al Gioberti, questi sciolse la Camera sperando averne una nuova più addetta a lui e a quelli che credeva suoi amici, e n'ebbe una in cui cotesti suoi amici, sotto il coverchio del suo gran nome, ottennero dagli elettori de' deputati dai quali il Gioberti fu abbandonato, sconosciuto e rinnegato, appena mostrò di non voler cedere al turbinìo delle passioni, e d'intendere a quali condizioni la monarchia costituzionale si potesse reggere in Piemonte e la indipendenza d'Italia essere vinta e guarentita.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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