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      VIII.
      Saremo più brevi nel raccontar la vita del Cavour ministro, di quello che siamo stati nel chiarire i passi per i quali giunse al ministero. Ci basterà, dopo accennate le vicende principalissime della sua vita, per il tempo che è rimasto al governo, raccogliere in poche parole i principî seguiti e gli effetti ottenuti.
      Uscito il Nigra dal ministero d'Azeglio, il Cavour cumulò con l'ufficio di ministro del Commercio quello di ministro delle Finanze. In effetto cotesto era un posto al quale le sue cognizioni specialissime e le aspettazioni del paese lo chiamavano. Durò a capo dei due ministeri dall'aprile del 1851 al maggio del 1852, quando il ministero d'Azeglio si disciolse, per aver il Cavour appoggiata, senza l'assenso de' suoi compagni, la nomina del Rattazzi, capo del centro-sinistro, alla presidenza della Camera rimasta vacante per la morte del Pinelli; nomina la quale rincrebbe agli altri e sopratutto al Galvagno, che rappresentava nel ministero l'indirizzo opposto a quello di cui v'era fautore il Cavour. Il d'Azeglio, chiamato dal Re a comporre un nuovo ministero, ne ricostituì uno, di cui nè il Galvagno nè il Farini nè il Cavour facevano parte. Ma il ministero nuovo non si resse a lungo; le difficoltà insorte con la Chiesa di Roma volevano, per essere se non isciolte, almeno vinte, una politica o più risoluta o più rimessa di quella a cui il ministero d'Azeglio avrebbe voluto acconsentire. Nell'ottobre del medesimo anno il d'Azeglio stesso consigliò al Re di chiamare a capo del governo il conte di Cavour, che in quel frattempo si era, per non essere accusato di brigare, allontanato dal Piemonte; ed aveva raccolte testimonianze di stima e di simpatia dai maggiori statisti inglesi e francesi, e s'era presentato egli stesso ed aveva presentato alla corte di Napoleone III Urbano Rattazzi, che era venuto a raggiungerlo in Parigi.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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