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      Alessandria fu guernita di cannoni per una pubblica sottoscrizione raccolta in tutta Italia; fu accettato dal Municipio di Torino il dono di parecchie centinaia di migliaia di lire mandato da' Lombardi a fine di erigere un monumento all'esercito piemontese in memoria della guerra di Crimea, il giorno stesso che l'imperatore Francesco entrava in Milano; all'Imperatore non fu spedito nessuno che da parte del governo piemontese lo complimentasse; le proteste altere del Buol contro la stampa piemontese ebbero risposta altera e severa nelle note diplomatiche e nelle gazzette ufficiali; le relazioni internazionali, appena mantenute sin allora per mezzo d'incaricati d'affari, furono rotte. Le parole dell'imperatore Napoleone nel capo d'anno del 1859 annunciarono la guerra; le trattative diplomatiche, nelle quali l'abilità del Cavour vinse e sopraffece la superbia contegnosa del Buol, la sospesero durante tre mesi. Infine, l'Austria, prorompendo a sproposito, invase il Piemonte, che con rara costanza d'animo si lasciò devastare le sue provincie, raccogliendo l'esercito attorno Casale ed Alessandria insino a che fosse pronto all'offesa; le schiere di Francia calarono all'aiuto; e Palestro, Magenta e Solferino posero fine al dominio dell'Austria in Lombardia e alla sua prevalenza in Italia.
      Il Cavour e Napoleone III non avevano, io credo, gli stessi intendimenti, l'uno nell'invitar l'altro a calare in Italia, l'altro nell'accettare l'invito. E potrebbe essere che questo dissenso intimo fosse stato la cagione più prossima della pace di Villafranca.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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