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      L'animo suo, come d'uno in cui il sentire e il culto di una idea prevalgono, è così leale e fido nelle promesse e negl'impegni, nobile e generoso ne' propositi, dimentico di sè, e sdegnoso di privati vantaggi, come facile all'impressioni e all'affetto. E perchè è lento al discernere, predilige quegli i quali non lo turbano nelle sue inclinazioni e nei suoi amori instintivi, senza fermarsi a giudicare perchè e come gli si mostrino amici. Poichè il fine ch'egli si propone, gli sta davanti, piuttosto come un ansioso bisogno, che come una idea distinta, chi gli discute la sua condotta, chi gli censura o gli misura i passi, chi lo consiglia contro il segreto o palese suo proposito, gli esce agevolmente dall'animo. Può ancora stimarlo ed amarlo; ma quasi a malincuore. Perciò, risica di non ascoltare lungamente i migliori, e si lascia facilmente aggirare. Però, i migliori possono su di lui, e tanto più possono, quanto più lo contrastano. La contraddizione lo ferma, perchè lo perturba. Si ravvede, perchè dubita; o perchè la luce della sua mente, se non è estesa, ed intensa, e sforzata a raccogliersi, gli lascia vedere chiaro in un attimo. I raziocinî altrui, de' quali non si sa strigare, non s'imprimono già molto fortemente sul suo animo, cosicchè di lì a poco non torni di dove s'era lasciato rimuovere; ma gli scompigliano il suo disegno, che ha tutto davanti al cuore piuttosto che non davanti alla mente.
      La ragione per cui non è uomo di Stato com'è guerriero, è facile a vedere. Non sa distinguere quali sieno i mezzi che dilungherebbero dal fine voluto, anzi che servire a raccostarvisi; nè sa, nè vuole cercare se tra tutti quegli i quali gli s'offrono a compagni, non ce ne sia parecchi, i quali per via o al termine gli sarebbero piuttosto d'impedimento che non d'aiuto.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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