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      Da ciò appare che le api di uno stesso alveare si riconoscano perfettamente fra loro. Le guardie, se vedono entrare qualche nemico, gli corrono sopra e cercano di ucciderlo, chiamando in aiuto le compagne per far più presto a disfarsene. Anche alla sera non abbandonano il posto ed al chiaror di luna veggonsi girare intorno in cerca dei loro nemici, vale a dire la farfalla della tignuola, la falena od altro. Quando nei pericoli le guardie chiamano in aiuto la colonia emettono un ronzio che è come di allarme, al quale viene subito risposto da tutta intiera la colonia. Altrettanto fanno quando sono d'improvviso sturbate. Se vengono irritate, volano intorno arrabbiate e mandano un suono di collera e d'ira.
      Ed è sicuramente un fatto curioso assai che nella diverse occasioni mandano diversi suoni che si direbbero un loro linguaggio. Quando sciamano, per esempio, il loro ronzio è come di allegrezza, quando entrano in una nuova arnia il loro grido è come di richiamo, quando le fuggiasche ritornano alla famiglia ronzano di gioia, ed invece restando prive della regina mandano un suono di dolore e lamento.
      Le api irritate talora pungono, e ciò avviene quando credono che si minacci la lor colonia. Le api non offendono mai, ma difendono la propria abitazione e famiglia. L'aculeo è situato all'estremità dell'addome. Tutto l'apparato velenifero dell'ape consta di glandule che elaborano il veleno, di una vescichetta entro la quale si raccoglie, e di un pungiglione canaliculato che serve a pungere e versare nelle ferite il veleno.


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I costumi delle api
di Paolo Bonizzi
Treves Milano
1871 pagine 23