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      Quando adunque dallo Scarafaggio maschio sono state gallate l'uova alla Scarafaggessa femmina, ella se ne va a depositarle, come in un nido, non solamente sopra le fessure, e gli screpoli de' grossi tronchi del legname di già tagliato, e che in qualche parte abbia cominciato a guastarsi, e corrompersi; ma ancora nelle fessure del legname morticino, ed anco in quelle delle scorze de' medesimi alberi verdi, e vegetanti. Da ciascuno di questi mentovati uovicini, in breve tempo, cioè in tre, o quattro giorni al più, nasce un piccolo vermicciuolo, o Tarlo, il quale da principio va rodendo appoco appoco secondo le piccole sue forze, e secondo il suo bisogno, che sempre con le forze gli va crescendo; e col rodere si fa larghe, e profonde aperture nel legname. Ogni due mesi in circa, e particolarmente la state, suol gettar la spoglia; e continuando a rodere, va sempre crescendo la mole del suo corpo, fin che arrivi ad un'anno, e qualche volta a due, e talvolta a tre anni interi, come pur fino a questo tempo ne ha conservati vivi più d'uno la diligenza premurosa del sig. Diacinto Cestoni. Ma contuttociò, secondo il solito, si suol misurare il suo tempo più lungo, o più breve dal legno più duro, o men duro, che il tarlo deve consumare, mentre che subito, che egli sia arrivato alla sua naturale, e conveniente grandezza si trasforma in Crisalide, e stando immobile in questa figura intorno a venti giorni, finalmente di nuovo si spoglia, ed uscendo dalle spoglie, si fa vedere alato, come stà nell'accennata Fig.


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Osservazioni intorno a' pellicelli del corpo umano
di Giovanni Cosimo Bonomo
pagine 14

   





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