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      L'oratore con molto impeto e calore d'ingegno colorì e il dipartirsi del giovinetto dalla famiglia amatissima e le pugne sostenute e il destino di quel grande nel nome del quale si faceano; ricordò esempi dell'amore invincibile che gl'Italiani hanno per le armi e per la gloria; e confortando i figliuoli alla imitazione dei padri, tutta persuase la gioventù a vendicare con le opere magnanime l'onore della patria infelice e vilipesa.
      Pure il commettere al giovane e fervidissimo Guerrazzi le laudi del forte popolano livornese morto gloriosamente in battaglia pare covasse, sotto sembianza di onore, una insidia, in un paese com'era la Toscana e sotto un governo che non voleva saperne di siffatte cose, le quali potevano rompere il sonno nella testa ai sudditi beatamente dormenti. Questo almeno è certo, che, se coloro medesimi onde gli venne affidato l'elogio non premeditarono di cavarne fuori la sua rovina, come tosto delle arditissime parole con le quali avea trattato il suo tema videro impaurirsi il governo e susurrare voci di vendetta, lasciarono, per salvare sè stessi, nella pania il Guerrazzi; e perchè gli occhi de' potenti si fermassero sopra niun altro che lui, calunnie di malevoli e invidiosi, a suo danno, vociando ingrossarono; e sopra tali accuse fu cacciato in confine per sei mesi a Montepulciano, non toccando ancora i venticinque anni di età.
      Ma se speravano domarne con le persecuzioni l'anima forte, riuscirono invece a temperargliela come ferro e foggiarla a spada contro i nemici della libertà e della Italia; le quali, se entrambe avea fin allora giovate con la parola, nel suo confino cominciò a volerle ajutar con l'azione.


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Biografia e rivista critica delle opere di F.D. Guerrazzi
di Ferdinando Bosio
1869 pagine 96

   





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