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      E ritrasse in un libro mirabile che il Montanelli afferma cominciato con ispirazione scettica e finito con un inno alla speranza, una città nobilissima, che sola, poco (relativamente) popolosa, disavvezza alle armi, oppressa di miserie d'ogni ragione, tradita di fuori e di dentro, abbandonata da quanti avean promesso ajutarla, trova tuttavia in sè abbastanza di potenza morale e di vigoria da affrontare, in guerra tanto disuguale, per undici mesi le armi di Clemente VII e di Carlo V, del Papato e dello Impero, congiurate contro la sua vita; e per poco non vince il nemico e salva, con sè stessa anche l'Italia, povera morente, di cui l'ultima scintilla della fiamma vitale s'era raccolta, quasi ad estremo riparo, in quel piccolo centro. E dopo miracoli di energia, di sacrifici indarno riusciti, muore, per colpa men sua che d'altri; ma muore in guisa da lasciare la speranza, da gettare i semi di più gloriosa risurrezione.
      Perocchè, nel romanzo di Guerrazzi, vero e unico protagonista è Firenze; il pernio della azione è Firenze: è Firenze che si muove, che opera, che lotta. Episodj, più o manco tra loro intrecciati, molti forse per non dir troppi, ritraggono, secondo la storica verità, caratteri e passioni di quella epoca, e servono a spiegar meglio, a coronare di luce meridiana il punto principale intorno al quale si aggirono ed a cui si collegano, direi quasi, confondendovisi; e insieme ancora valgono allo sviluppo e alla dimostrazione di certi principii generali, applicabili a ogni tempo, che l'autore giudica utilissimi al trionfo della causa ond'egli si è fatto campione.


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Biografia e rivista critica delle opere di F.D. Guerrazzi
di Ferdinando Bosio
1869 pagine 96

   





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