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      Meschina e di niun peso la scusa che il Papa, capo dello stato e legittimo difensore del suo popolo, avesse obbligo di punire i delitti presenti per antivenirne futuri; argomento astratto che fallisce nel caso concreto. Il sacerdote accoppiava il potere di principe e, come tale, certo doveva applicare la legge e tutelare la società; ma il principe era ad un tempo sacerdote; e questi avea debito di badar meno alle convenienze degli uomini e più alle ragioni di Dio. Rea dinanzi agli uomini per aver ucciso un uomo, Dio, padre della natura, non potea che compatire a Beatrice se, in lei, la natura provocata avea reagito con impeto e ferocia pari alla provocazione. Toccava al principe notare il delitto e punire; al sacerdote, risalire all'idea morale e perdonare: le ragioni dell'uno stavano in un momento, spaventoso momento, di colpa; dell'altro, nei sedici anni della vita incontaminata, santissima di Beatrice: quegli doveva, in nome della giustizia chiudere, e questi in quello della misericordia aprir gli orecchi e l'anima alle supplicazioni del popolo che dicevano: assolvi. Il principe, inesorabile come la legge; ma il sacerdote vuol essere facile come la pietà. Ma nel caso di Beatrice, poichè quegli puniva, questi rinnegava sè stesso, il suo carattere e la sua missione; e puniva segnando ad onta della sua chiesa che ne abborre, condanna onde umano sangue versavasi.
      Ancora, la sentenza firmata dal pontefice-re mentiva al vero, perciocchè Beatrice non fosse che colpevole; ma la sentenza dichiaravala infame.


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Biografia e rivista critica delle opere di F.D. Guerrazzi
di Ferdinando Bosio
1869 pagine 96

   





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