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      E la favola o storiella, che dir si voglia, di un montanino che, scendendo per certe sue faccende in Maremma, si abbatte per strada in una serpicina che intirizzita dal freddo tirava l'anima coi denti. Il montanino non sa ricusarsi a lei che prega d'essere ajutata, ma, levato ladonde era l'accomoda in guisa che essa possa riscaldarsi in buon luogo e scampar dalla morte; e, ciò fatto, riprende la sua via. Ma ritornando poco tempo dappoi, sbrigate in Maremma le cose sue, egli la ritrova non più serpicina che lo supplica di soccorso, ma grosso serpente che, non volendosi punto ricordare del beneficio ricevuto, minaccia e insiste per divorarlo. A finire un lungo e grave diverbio, che quindi nasce tra i due, si accordano deferire la causa al tribunale di altra creatura, la prima in cui siano per incontrarsi, cammino facendo. Ed ecco una dopo l'altra capitar bestie, un cane, un cavallo, che tutti avendo a lagnarsi dell'umana razza, danno torto all'uomo e alla serpe ragione; se non che, in ultimo appello, una scimmia trova certo ingegnoso e scaltro modo di ricondurre, gabbandola e rinchiudere la serpe in quel luogo medesimo dove il montanino l'avea collocata tremante e ritrovata minacciosa. Ma lo ammonisce come questa sua non sia giustizia, perciocchè egli meriterebbe, essendo uomo, la morte; ma pietà per la sua moglie e figliuoli innocenti.
      Lavoro che parrebbe fin troppo semplice, ma di attica squisitezza, con dialogo vivo e frizzante, accessorii graziosi e nuovi e descrizioncelle fatte ammodino, e un certo buonumore nel raccontare che tempera il fine sarcasmo di tutto il concetto e di moltissime delle parole e frasi onde è vestito; e, nondimanco, in cotesta causa degli uomini che si commette a giudicare alle bestie e nella condanna che una di queste ne fa, tu senti, come a dire, un preludio dell'Asino, libro scritto anni ed anni dappoi e dopo ben altri dolori, dove della razza umana è fatto anche più severo giudizio da quello degli animali che più è in voce d'ignoranza; sebbene tra la Serpicina e l'Asino corre quanto da un giovine amareggiato ad un uomo inasprito, il primo dei quali tuttavia a quando a quando sorride, mentre l'ultimo sempre, pure a suo malgrado, sogghigna.


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Biografia e rivista critica delle opere di F.D. Guerrazzi
di Ferdinando Bosio
1869 pagine 96

   





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